1 “Qual è dunque l'amministratore fedele e
prudente, che il Signore costituirà sui
suoi domestici, per distribuire al tempo appropriato la loro porzione di
cibo?” (Luca 12:41) Questa domanda di Gesù fa parte di una delle
parabole contenute nel capitolo dodici del Vangelo di Luca. Questa parabola che
prenderemo in considerazione in questo articolo, fu della massima importanza per
i discepoli del primo secolo, così come lo è per tutti coloro che nel nostro
tempo desiderano vivere quali discepoli di Cristo. Comunque, prima di procedere
al suo esame, sembra doveroso rispondere ad una domanda: perché Gesù trattava
gli importanti argomenti spirituali mediante parabole? La risposta la troviamo
nella Scrittura, ad esempio nel Vangelo di Matteo, leggiamo: “Tutte queste
cose Gesù le disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in
parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: «Aprirò la
mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dai tempi
antichi»”. (Matteo 13:34..35; Salmo
78:2)
2 Questo modo di procedere ha a che vedere con il fatto che
la folla che seguiva Gesù si limitava ad ascoltare le parabole che
enunciava, come un interessante racconto, senza cercare di comprenderne il
profondo e vero significato spirituale. Quando i discepoli gli chiesero: “«Perché parli loro in parabole?». Egli rispose: «Perché a
voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è
dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà
tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo
non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per
loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è
indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non
vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e
convertirsi…”. (Matteo 13:10..15) Molto differente era
l’attitudine dei discepoli, essi erano interessati al significato intrinseco
nella parabola, come leggiamo nel versetto successivo: “Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa, i suoi discepoli
gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola …»”. (Matteo
13:36) In un’altra occasione, dopo aver pronunciato una parabola, Gesù
esclamò: “«Chi ha orecchi per ascoltare, intenda».
Allora i suoi discepoli lo interrogarono sul significato della
parabola…”, essi fecero molta attenzione all’esortazione di Gesù:
“…Fate dunque attenzione a come ascoltate…”.
(Luca 8:8..10, 18)
3 È importante chiedersi,
cos’è una parabola? Parabola, dal greco
παραβολή (parabolé), significa comparazione, similitudine. La parabola è un racconto che tende a
chiarire un argomento difficile, accostandolo a un argomento di facile
comprensione tratto dalla natura o dalla vita reale.
Le parabole di Gesù, con la loro caratteristica figurativa, descrivono
alcune lezioni spirituali di primaria importanza. È un modo di esprimersi
servendosi di un'immagine per illustrare un pensiero, in questo senso quindi, le
parabole hanno una validità sempre attuale. Il linguaggio delle parabole di Gesù contiene un’intrinseca forza
educativa, per impartire istruzioni spirituali e morali. Dal momento che le parabole richiedono concentrazione per comprenderle,
possono aprire gli occhi a chi ha il cuore ben disposto e una mente incline ad
imparare. Per questo Gesù in molte occasioni diceva: “Chi ha orecchi per ascoltare, intenda”,
metaforicamente: “chi ha la facoltà di percepire il senso di quello che è stato
detto, lo prenda in considerazione”.
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Come riportato nel capitolo dodici di Luca, Gesù, rivolgendosi ai discepoli,
diede la seguente esortazione: “«…I vostri fianchi
siano cinti, e le vostre lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il
loro padrone quando tornerà dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e
bussa. Beati quei servitori che il padrone, arrivando, troverà vigilanti. In
verità io vi dico che egli si rimboccherà le vesti, li farà mettere a tavola e
passerà a servirli. Se giungerà alla seconda o alla terza vigilia e li troverà
così, beati loro… …Anche voi siate pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà
nell'ora che non pensate»”. (Luca
12:35..40)
Questo avvertimento fece sorgere nei discepoli una domanda, che fu rivolta a
Gesù da Pietro: “Signore, questa parabola la dici per
noi, o anche per tutti gli altri?” (Luca
12:41), a cosa si riferiva Pietro? Nella prima parte del suo discorso Gesù
aveva detto: “Non temere, piccolo gregge; perché il
Padre vostro ha approvato di darvi il regno” (Luca
12:32), il piccolo gregge al quale si riferì Gesù, non era composto
esclusivamente dai discepoli presenti, possibilmente i dodici apostoli, ma da
tutti coloro che appartengono al corpo di Cristo, sarebbe a dire al gruppo o
equipe il cui capo è Cristo, che sono chiamati a far parte del
regno.
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Anche se l’avvertimento e l’esortazione di Gesù riguardava i discepoli in
generale, in primis la risposta che Gesù diede a Pietro, era diretta ad un
gruppo particolare di discepoli ai quali sarebbe stato affidato un compito
speciale. Comunque la risposta inizia con una domanda, leggiamo:
“Il
Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e prudente, che
il Signore costituirà sui suoi domestici, per distribuire al tempo appropriato
la loro porzione di cibo? Beato quel servitore che il suo Signore, arrivando, lo
troverà a fare così. In verità vi dico che lo costituirà su tutti i suoi
averi»”.
(Luca 12:41..44) Come possiamo dare una risposta alla domanda di Gesù? È
necessario prima di tutto analizzare dal greco originale il significato di: “Τίς ἄρα ἐστὶν ὁ πιστὸς οἰκονόµος ὁ φρόνιµος”, (Tis ara estin ho
pistos oikonomos ho fronimos), dove:
οἰκονόµος,
(oikonòmos), significa:
amministratore, economo, soprintendente, gestore.
πιστὸς,
(pistòs),
significa:
fidato, fedele, uno degno di fiducia, su cui si può
contare.
φρόνιµος,
(frònimos), significa: prudente, perspicace, saggio,
avveduto.
La domanda proposta da Gesù, contiene esplicita la risposta, l’essere
fedele e prudente dipende dalla volontà di che è chiamato a tale incarico. Il
solo fatto di essere nominato amministratore non implica che chi è nominato
rimanga sempre fedele al suo incarico. Un esempio lo abbiamo nel caso di Giuda,
evidentemente quando Gesù lo nominò apostolo, dimostrava integrità, però in
seguito ben sappiamo come terminò, quindi, la domanda di Gesù è lecita, e ci fa
comprendere quanto sia importante mantenere la fedeltà e la prudenza, per coloro
che vennero e vengono nominati per questo incarico.
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Da questa analisi comprendiamo che coloro che fanno parte del piccolo gregge dei
discepoli di Gesù, in questa parabola sono raffigurati ai domestici che ricevono
la loro porzione di cibo, da chi di volta in volta, viene nominato
amministratore. Dopo il giorno di Pentecoste, quando nacque il nuovo Israele
spirituale generato dallo spirito santo, il profetico piccolo gregge, chi fu
nominato quale amministratore per distribuire il cibo spirituale? Quello stesso
giorno di Pentecoste dopo il discorso di Pietro: “Quelli che diedero ascolto alle sue parole, furono
battezzati, e in quel giorno, si associarono a loro circa tremila persone.
Tutti
loro erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli
apostoli…”. (Atti
2:41..42)
Quindi comprendiamo che, in quel primo secolo, l’amministratore fedele e
prudente non si applicava ad una persona in particolare, ma piuttosto ad una
équipe formata in principio dai dodici apostoli, équipe alla quale in seguito
vennero associati altri membri, come ad esempio Filippo che fu inviato ad
incontrare l’eunuco, funzionario di Candace regina degli Etiopi, in Atti degli
Apostoli leggiamo: “Un angelo di Yahùh, parlò a
Filippo dicendo: «Alzati e vai verso il sud, sulla strada del deserto che da
Gerusalemme scende a Gaza»... ...Rivolgendosi a Filippo l'eunuco, chiese: «Per
favore dimmi, di chi dice questo il profeta? Lo dice di se stesso o di qualcun
altro?». Allora Filippo prese la parola, e cominciando da questa Scrittura, gli dichiarò la buona notizia riguardo
a Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero ad un luogo dove c’era uno
specchio d’acqua. E l'eunuco disse: «Ecco dell'acqua, cosa impedisce che io sia
battezzato?»”. (Atti 8:26,
34..36)
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Anni dopo all’amministratore fedele e prudente vennero aggregati altri
due membri, della congregazione che era ad Antiochia: “Mentre servivano pubblicamente Yahùh e digiunavano, lo
spirito santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo
per
l'opera alla quale li ho chiamati»”. (Atti
13:2)
Saulo di Tarso, che in seguito fu chiamato Paolo, ricevette direttamente da Gesù
l’incarico, come egli stesso rivendicò: “Perché, colui
che ha dato a Pietro i poteri quale apostolo dei circoncisi, ha dato a me i
poteri quale apostolo delle nazioni”. (Galati
2:8)
Paolo quale amministratore fedele, dedicò tutta la sua vita per distribuire il
necessario cibo spirituale a coloro che accettando la buona notizia del regno,
divennero parte del corpo di Cristo. Nella prima epistola ai Tessalonicesi
incontriamo una eccellente testimonianza di come Paolo ed i suoi collaboratori
svolsero questo compito in modo fedele e prudente, leggiamo: “La nostra predicazione, non si basa né sull’errore, né sulla
disonestà, né sulla frode, ma come Dio ci ha stimati degni di affidarci la sua
buona notizia, così la predichiamo, non per far piacere agli uomini, ma a Dio
che scruta i nostri cuori. E Dio ci è testimone, che mai abbiamo usato, come ben
sapete, parole adulatrici, né raggiri ispirati dalla cupidigia. Mai abbiamo
cercato la gloria che viene dagli uomini, né da voi, né dagli altri, pur avendo
l’autorità di farci considerare persone importanti, quali inviati di Cristo. Al
contrario, siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre che nutre e cura
i suoi piccoli. Così, per la tenerezza che sentivamo nei vostri confronti,
avremmo voluto darvi, non solo la buona notizia di Dio, ma anche la nostra vita,
tanto ci eravate divenuti cari. Certo ricordate fratelli, la nostra fatica e il
nostro affanno, quando lavorando giorno e notte, per non essere di peso a
nessuno, vi
abbiamo predicato la buona notizia di Dio. Voi siete testimoni insieme a Dio, di come è stato retto, giusto ed
irreprensibile il nostro comportamento verso di voi che avete creduto, e
certamente ricordate pure che siamo stati per ciascuno di voi come un padre per
i suoi figli, esortandovi, consolandovi e scongiurandovi a vivere in modo degno
di Dio che vi ha chiamato al suo regno e alla sua
gloria”. (1Tessalonicesi
2:3..12)
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Altri furono associati a Paolo, per distribuire ai discepoli, il
necessario cibo spirituale. Attraverso alcune sue epistole veniamo a conoscere
il nome di alcuni dei suoi collaboratori, che furono parte integrante
dell’amministratore fedele e prudente, come ad esempio, Silvano e Timoteo,
insieme ai quali scrisse le due epistole ai Tessalonicesi:
“Paolo,
Silvano e Timoteo, alla congregazione dei Tessalonicesi”. (1Tessalonicesi
1:1;
2Tessalonicesi 1:1)
A conferma che Timoteo faceva parte di questo gruppo leggiamo nella seconda
epistola a lui indirizzata, quanto segue: “Ma tu
figlio mio, usando il dono che hai ricevuto mediante Cristo Gesù, diventa sempre
più convincente e le cose
che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate
(πιστοῖς,
pistois), le quali siano in grado di insegnarle ad
altri”. (2Timoteo
2:1..2)
In una occasione Paolo conferma che lui, Apollo e Cefa servivano quali
amministratori, leggiamo: “Considerateci come uomini, aiutanti di Cristo e
amministratori (οἰκονόµους, oikònomous) delle divine rivelazioni. Ora, quello che viene richiesto
dagli amministratori (οἰκονόµοις,
oikonòmois), è che ciascuno sia trovato
fedele (πιστὸς,
pistòs)”.
(1Corinti 4:1..2)
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Comunque la parabola in questione dice molto di più. Profeticamente Gesù
puntualizza che qualcuno al quale viene dato l’incarico di amministratore
diventa infedele e imprudente, leggiamo: “Ma se quel
servitore dicesse in cuor suo: «Il mio padrone tarda a venire», e cominciasse a
percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di
quel servitore arriverà nel giorno in cui non se lo aspetta e in un'ora che non
sa, e lo punirà severamente, assegnandogli la sorte con gli infedeli”.
(Luca 12:45..46)
Quando Paolo nell’anno 55 dalla Macedonia, scrive la sua seconda epistola ai
Corinti, rivela che già in quella data, il gruppo dell’amministratore infedele e
imprudente stava prendendo forma, egli scrisse: “Costoro
sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di
Cristo. (L’amministratore infedele, ndr) Non c'è da
meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque
cosa eccezionale, se i suoi ministri si
travestono da ministri di giustizia, (si travestono da amministratore fedele, ndr)
ma la loro fine sarà secondo le loro opere”.
(2Corinti 11:13..15)
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Cosa intendeva Gesù, riferendosi a quest’amministratore infedele che
vedendo il ritardo del suo signore: “…cominciasse a
percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi”? Se il
cibo distribuito dall’amministratore fedele è cibo spirituale, il mangiare, bere
e ubriacarsi, evidentemente si deve considerare in senso spirituale, cioè,
alimentarsi e distribuire cibo adulterato e bevande che inebriano facendo
perdere il vero senso della sana dottrina. Paolo rimproverò i Corinti,
scrivendo: “se uno viene a predicarvi un altro Gesù,
diverso da quello che noi abbiamo predicato, o se si tratta di ricevere, uno
spirito diverso da quello che avete ricevuto, o una buona notizia diversa da
quella che avete accettato, voi lo ascoltate volentieri”.
(2Corinti 11:4)
Inoltre scrisse a Timoteo, in diverse occasioni: “Lo
Spirito dice esplicitamente che negli ultimi tempi, alcuni si allontaneranno
dalla fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a dottrine di demoni, sviati
dall'ipocrisia di impostori, segnati con un marchio a fuoco nella propria
coscienza (L’amministratore infedele, ndr)”.
(1Timoteo 4:1..2)
E: “Sta per giungere il tempo che non sopporteranno
più la sana dottrina, ma secondo i propri desideri si circonderanno di maestri
(L’amministratore infedele, ndr) per udire
quello che gli piace, non
daranno più ascolto alla verità e si volgeranno alle false
storie…”. (2Timoteo
4:3..4)
E ancora: “… Se qualcuno insegna qualcosa di diverso e non si attiene, con rispettoso
timore, alle sane parole del nostro signore Gesù Cristo, è un arrogante e non
comprende nulla, si fissa nel discutere su questioni controverse e
sull’interpretazione di parole, di qui nascono odio, rivalità, calunnie, malvagi
sospetti, violente discussioni, fra persone di mente corrotta e prive della
verità, le quali considerano la pratica della fede come un mezzo per il loro
vantaggio personale (L’amministratore infedele, ndr)”. (1Timoteo
6:3..5)
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Quest’amministratore infedele, annoverato “fra
persone di mente corrotta e prive della verità, le quali considerano la pratica
della fede come un mezzo per il loro vantaggio personale”, diventò il
maestro di coloro che, secondo le parole di Paolo, “non sopporteranno più la sana dottrina”. Maestro che
non tenne in conto il principio stabilito da Paolo e Apollo, “…di non andare oltre ciò che è scritto, affinché nessuno si
senta superiore agli altri”. (1Corinti
4:6)
Già nell’anno 51 quando l’Apostolo scrisse la sua seconda epistola ai
Tessalonicesi, avvertì i discepoli del pericolo di ascoltare costoro, leggiamo:
“Fratelli, riguardo alla Presenza del nostro signore
Gesù e alla nostra riunione con lui, non lasciatevi facilmente confondere o
turbare da discorsi o da presunte
dichiarazioni ispirate, né da qualche lettera fatta passare per nostra, che pretendono
affermare che il giorno del Signore è imminente”. (2Tessalonicesi
2:1..2)
Questo gruppo di appartenenti all’amministratore infedele, doveva progredire
fino al punto di prendere il controllo della Congregazione cristiana. Paolo lo
rivelò profeticamente scrivendo: “Non lasciatevi
ingannare da nessuno, perché esso non può venire (il giorno del Signore,
ndr), prima dell’apostasia, prima che sia rivelato
l’uomo del peccato, il figlio della distruzione, l’oppositore, che si innalza al
disopra di qualunque cosa considerata divina e oggetto di riverenza, che
mettendosi a sedere in un luogo divino ostenta divinità. Non ricordate che
quando ero con voi, vi dicevo queste cose? Voi ben sapete che cosa ora lo
trattiene, affinché si manifesti solo al tempo stabilito. Poiché, questo ignoto
trasgressore è già operante, ma quando
sarà tolto di mezzo colui che lo trattiene (il collegio apostolico, ndr), allora si
rivelerà il trasgressore che il Signore dichiarerà spiritualmente morto e che
annienterà al tempo della manifestazione della sua Presenza.
L’apparizione di costui, è per il potere di
Satana, mediante potenti segni ed ingannevoli prodigi, affinché seduca
mediante l’ingiustizia quelli che periscono, cioè coloro che non hanno amato la
verità per poter essere salvati. Per questo, Iddio manda loro uno spirito di
confusione, affinché credano alla menzogna e siano tutti giudicati per non aver
creduto la verità e avendo provato piacere
nell’ingiustizia”. (2Tessalonicesi
2:3..12)
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Questi molti anticristi diedero origine a decine di sette, violentemente
in contrasto le une con le altre. Sette che sopravvissero fino al concilio
ecumenico di Nicea, voluto e patrocinato dall’imperatore Costantino, nell’anno
325, anno in cui la profezia di Paolo riguardante l’apostasia trovò il suo pieno
compimento, egli scrisse: “Non lasciatevi ingannare da
nessuno, perché esso non può venire (il giorno del Signore, ndr), prima dell’apostasia, prima che sia rivelato l’uomo del
peccato, il figlio della distruzione, l’oppositore, che si innalza al disopra di
qualunque cosa considerata divina e oggetto di riverenza, che mettendosi a
sedere in un luogo divino ostenta divinità”.
(2Tessalonicesi 2:3..4)
Comunque la presunta unione raggiunta non durò per molto tempo,
con il passare dei secoli, le scissioni aumentarono a dismisura,
come possiamo
vedere in sintesi nella seguente tabella.
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L’apostolo Paolo nell’anno 65 scrisse a Timoteo che: “Sta per giungere il tempo che non sopporteranno più la sana
dottrina, ma secondo i propri desideri si circonderanno di maestri per udire
quello che gli piace, non
daranno più ascolto alla verità e si volgeranno alle false
storie…”. (2Timoteo
4:3..4)
Questa predizione si avverò subito dopo il primo secolo, e la sua evoluzione ha
portato il variegato cristianesimo odierno frazionato in più di 41.000 confessioni. A questo punto possiamo realmente chiederci, dove è
finita l’unità della primitiva Congregazione apostolica? Quell’unità che Gesù
indicò quale segno distintivo della sua vera Congregazione, quando disse: “Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me,
affinché
siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me;
affinché
siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai
mandato…”. (Giovanni
17:22..23)
È certo che ognuna di queste più di 41.000 confessioni pretende di essere la
vera congregazione di Cristo, ma se prendiamo in esame la sua dottrina teologica
alla luce delle Scritture, che cosa scopriamo? Scopriamo che predicano, come
predisse Paolo ”…un altro Gesù, diverso da quello che
noi abbiamo predicato… …o una buona notizia diversa da quella che avete
accettato…”. (2Corinti
11:4) La risposta alla domanda è semplice, quell’unità primitiva non esiste
più, perché
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Ora chiediamoci, che ne è stato dell’amministratore fedele e
prudente?
Il gruppo che formava questo amministratore terminò fedelmente il suo
compito nel primo secolo, quando
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Purtroppo no! Anche se alcuni di essi hanno abiurato alcune false
dottrine che l’apostasia ha introdotto, isolando dal loro contesto semplici
versetti della Scrittura, hanno cercato di sostenere le loro elucubrazioni, così
anche se alcune cose che insegnano sono corrette, le loro elucubrazioni
corrompono la loro dottrina, così come afferma l’Ecclesiaste: “Le mosche morte fanno puzzare l'unguento del
profumiere”. (Ecclesiaste
10:1)
Nel loro procedere imitano gli antichi farisei, dei quali Gesù disse: “Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono
precetti di uomini”. (Matteo
15:9)
Si, invece di promuovere l’osservanza dei
principi contenuti nella Scrittura, hanno introdotto decine di
regole, basate sul loro punto di vista.
Nonostante che la Scrittura affermi: “Le
profezie passeranno…”, (1Corinti
13:8) molti di costoro si sono anche improvvisati profeti, cimentandosi nel
dichiarare date, cambiate di volta an volta, riguardanti la fine del mondo, il
ritorno di Cristo e l’istituzione del Regno di Dio, dimenticando l’avvertenza di
Gesù riportata nel vangelo di Matteo: “Vegliate,
dunque, perché
non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà... ...Perciò, anche voi siate pronti, perché,
nell'ora
che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà”. (Matteo 24:42,
44)
Gesù predisse il sorgere di costoro quando profetizzò: “Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là,
non ci credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi
portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.
Ecco, io ve l'ho predetto. Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci
andate; o: È in casa, non ci credete (Una presenza invisibile, ndr)”.
(Matteo 24:23..26)
Essi fanno parte di coloro dei quali Gesù disse: “Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non
abbiamo profetizzato in nome tuo… …Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai
conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità”.
(Matteo 7:22..23)
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Allora,
come possiamo identificare nel nostro tempo il promesso amministratore
fedele e prudente? Prima di tutto, per identificare questo servitore, dobbiamo
fare un’analisi della dichiarazione di Gesù contenuta nel capitolo ventiquattro
di Matteo. In questa occasione Gesù non usò il termine οἰκονόµος,
(oikonòmos), che significa economo o amministratore, come riportato nel capitolo
dodici di Luca, ma δοῦλος (doulos) che letteralmente significa servitore. Comunque non esiste
alcuna differenza, in quanto un servitore preposto alla gestione della casa è un
economo o amministratore. Poi incontriamo gli stessi due termini per specificare
le sue qualità. Il primo è
πιστὸς,
(pistòs),
che significa fidato, uno su cui si può contare, quindi il cibo spirituale che
distribuisce, non può essere frutto di mutevoli interpretazioni personali, ma
piuttosto informazioni fedelmente basate sulle Scritture, informazioni su cui si
possa contare, che alimentino spiritualmente, orientando chi le riceve, a
seguire Gesù quale suo discepolo. Il secondo è φρόνιµος,
(frònimos), che significa, prudente o avveduto, ossia, non farà dichiarazioni
imprudenti che compromettano la sua credibilità. Di conseguenza ascoltiamo
l’avvertenza dell’apostolo Giovanni: “Diletti, non
riponete fede in qualsiasi persona che dice di essere ispirata, ma mettetela
alla prova per sapere se la sua ispirazione proviene da Dio, perché molti falsi
profeti sono sorti nel mondo”. (1Giovanni 4:1) Pertanto coltivando
la giusta attitudine, mettiamo alla prova ciò che crediamo, essendo disposti a
fare i cambiamenti suggeriti dal servitore o amministratore fedele e prudente,
per mettere la nostra vita spirituale in armonia alla volontà di Dio.
Seguiamo il consiglio di Paolo: “Esaminate voi
stessi se siete nella fede, mettetevi alla
prova…”.
(2Corinti 13:5)
(ndr = Nota della Redazione)